HIKIKOMORI: l’isolamento volontario.

Hikikomori è una parola giapponese che descrive compiutamente un fenomeno patologico caratterizzato principalmente dal ritiro sociale e da isolamento e rifiuto da ogni forma di relazione con il mondo esterno.

Hikikomori, osservato e descritto inizialmente in Giappone, ora è un disturbo che si sta espandendo in America e in tutta Europa.
In Giappone i giovani Hikikomori sono un milione, in Italia si aggirano intorno ai cento mila e mettono in crisi i sistemi educativi tradizionali in quanto si devono escogitare nuove metodiche psicoterapeutiche efficaci nella risoluzione di tale fenomeno.

Hikikomori

Se il ritiro sociale ha sempre accompagnato una stragrande maggioranza di patologie psichiche, negli Hikikomori esso risulta come categoria principale composta da comportamenti tendenti all’auto-esclusione dalla vita relazionale, da forme di segregazione, fino ad arrivare a non uscire più da casa sigillando spesso finestre e porte con carta scura e nastro adesivo. Il rifiuto ai rapporti interpersonali si può manifestare anche nei riguardi del proprio nucleo familiare con interazioni quasi nulle con i genitori conviventi. Spesso l’unico contatto risulta avvenire al momento dei pasti quando uno dei due genitori passa il piatto con il pasto all’interno della camera da letto o sotto la porta.


Spesso gli Hikikomori presentano alterazioni dei ritmi circadiani, in quanto scambiano il giorno per la notte. Essi rimangono svegli durante le ore notturne, trastullandosi con i mezzi tecnologici a propria disposizione e dormendo durante le ore del giorno. Il mondo virtuale diventa il compagno preferito del loro isolamento volontario, mentre i computer, tablet e i cellulari assurgono a mezzi indispensabili per collegarsi con tale mondo.
Il disagio psichico di questo isolamento volontario, spesso si manifesta con forme di aggressività e scoppi di rabbia rivolti contro le persone del proprio nucleo familiare o contro gli stessi attrezzi tecnologici. Qualcuno arriva pure a manifestare un elevato rischio di suicidio, secondo gli studi recenti di Yong e Nomura.

Sebbene molti professionisti della salute psichica si siano interessati a tale fenomeno, esso ancora deve essere categorizzato all’interno del manuale dei disturbi psichiatrici (DSM-5). Ciò però non frena i continui studi, diagnosi e analisi di esso, facendolo risultare come il disturbo più rilevante delle nuove generazioni giovanili che si chiudono in se stesse, sigillandosi nelle loro caverne virtuali.

Hikikomori: sintomi
Il Ministero della Salute giapponese (MHLW), dopo vari studi e anali, ha indicato i principali sintomi specifici di esso:
– Uno stile di vita basato sul rinchiudersi in casa senza alcun accesso a contesti e momenti esterni;
– Nessun interesse verso il mondo esterno, come ricerca di un lavoro, frequentare la scuola, partecipare a occasioni di ritrovo di festa con amici;
– Nessuna relazione esterna coltivata con compagni di scuola o quartiere o colleghi di lavoro ;
– I sintomi possono variare per intensità e frequenza;
– i sintomi persistono da più di sei mesi;
– tali comportamenti possono essere associati a disturbo d’ansia, disturbo dell’umore, disturbo evitante di personalità.

Hikikomori: popolazione
Sebbene sia un disturbo variegato e complesso, esso sembra manifestarsi in persone che abbiano tali caratteristiche:
– Età giovanile che va dai 14 anni ai 30 anni;
– nel 90% dei casi si tratta di maschi;
– estrazione sociale medio-alta;
– figlio unico con genitori entrambi laureati, in cui uno è assente sistematicamente nell’interazione educativa perchè oberato da lavoro dirigenziale.

Hikikomori: cause
– Forte disagio sociale con compagni e pari età;
– dipendenza affettiva-psicologica con la madre, ritenuta necessità assolutamente indispensabile, come rapporto simbiotico;
– forti pressioni psicologiche da parte dei genitori;
– severità del sistema scolastico-educativo che favorisce l’assenteismo a scuola e l’abbandono scolastico che è spesso un precursore dell’Hikikomori;
– essere stati vittime di forme gravi di bullismo scolastico, di violenza psicologica con derisione ed esclusione dal gruppo, subita da chi non è stato capace di competere adeguatamente;
– Timidezza e senso di vergogna accompagnate da una morbosa paura degli altri;

Hikikomori

Hikikomori: la cura
Siccome il fenomeno si presenta variegato nella sua complessità, così le terapie dovranno adattarsi ai singoli specifici casi . Non c’è una terapia d’elezione, ma un corollario da tenere in considerazione per affrontare e risolvere punto su punto i vissuti soggettivi del ragazzo che ha scelto tale modalità di esclusione volontaria.
– Le resistenze a frequentare uno studio di psicoterapia, potranno essere vinte con un trattamento iniziale a domicilio o con l’utilizzo di strumenti tecnologici come Skype;
– Gli eventuali traumi subiti a scuola dovranno essere elaborati e ammortizzati;
– L’ansia sociale deve essere affrontata e risolta con esposizioni graduali e specifiche;
– Eventuali ossessioni o depressioni dovranno pure essere considerate nel pacchetto terapeutico;
– La dipendenza psicologica dalla figura materna dovrà essere superata verso un’autonomia di base e un rafforzamento della personalità.

Tale trattamento psicologico e/o farmacologico deve essere iniziato il più precocemente possibile, onde evitare che tale isolamento volontario si radichi creando anche dipendenza da internet e rifiuti a qualsiasi forma di aiuto.

 

 

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