Per cefalea s’intende un dolore continuo, violento e tenace che interessa una parte del cranio o della faccia e si esaspera a causa del rumore, della luce o di un qualunque sforzo fisico e mentale.
E’ da distinguersi dall’emicrania in cui il dolore si accompagna a nausea, turbe vasomotorie e fenomeni oculari.
Il dolore nella cefalea ha un andamento variabile con fitte violente, costrizioni, pulsazioni, bruciore.
Le cause della cefalea sono numerose, andando dall’ipertensione al surmenage, alle sinusiti, alle affezioni oculari e nasali, allo stress che si pone come fattore attivante, all’ansia, alla rabbia e a tratti particolari di personalità come l’iperattività.
La cefalea psicogena si manifesta con un senso di pressione al vertice del capo o di “cerchio” intorno alla testa, tanto che si definisce a “casco”. Le preoccupazioni, le difficoltà economiche e relazionali, come lo stress, aggravano la situazione e la fanno persistere.
Il mal di testa è più ricorrente nel sesso femminile e l’età giovane/adulta, mentre nel bambino non si notano differenze d’incidenza in rapporto al sesso.
La persona che soffre di mal di testa è generalmente ben curata, perfezionista, puntigliosa, esigente, rigida, con tendenze a farsi valere nella scala sociale. Durante la crisi c’è un atteggiamento evitante, con ricerca di buio e silenzio.
La cefalea a grappolo predilige, invece, il sesso maschile e il rapporto uomo –donna è di 7-2. I soggetti sono tipi smaniosi, con agitazione psicomotoria, aggressivi e scarsa interiorità. L’attacco è violentissimo con diversi sintomi correlati come lacrimazione, rinorrea, ptosi palpebrale.
L’aiuto psicologico al paziente sofferente di cefalea è sempre di grande utilità. A maggior ragione la psicoterapia resta la principale strada da percorrere quando ci si trova in presenza di una cefalea psicogena.
Nella cura della cefalea, seguo personalmente tre strade:
- quella di alleviare il dolore con tecniche di rilassamento profondo
- quella di elaborare le difficoltà o lo stress che causa il dolore per poi
- rafforzare la personalità oltremodo sensibile del paziente.
Questa metodica mi permette di affermare che si possono almeno alleviare e accorciare i tempi di sofferenza, se non eliminarli del tutto.