Anoressia – Mai abbastanza magri

ANORESSIA “Se nessuno ti vede mentre lo mangi, quel dolce non ha calorie”. Anonimo

anoressia - download1L’anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che si manifesta con un’eccessiva preoccupazione nei riguardi del proprio peso, forma corporea e si esprime con una profonda paura patologica di ingrassare.

La persona affetta da tale disturbo, ricerca costantemente una magrezza che va al di sotto dell’85% del proprio peso corporeo e lentamente  pone a rischio la propria incolumità fisica.

Il 5% – 10% delle anoressiche, infatti, muore per le molteplici complicazioni dovute all’eccessiva perdita di peso.

La persona, pur provando una fame terrificante, riesce ad astenersi dal cibo. Tale astensione o dieta severa, produce una pressione biologica che induce ad assumere cibo con perdita di controllo sulla  quantità.
Ciò scatena sensi di colpa che rinfocolano la paura di ingrassare e spinge a nuovi propositi di astensione di cibo o a praticare delle diete ferree.

L’anoressia è un fenomeno, per lo più, della società occidentale e dei paesi ricchi. Tale fenomeno, infatti, è del tutto assente nei paesi poveri come l’India o in via di sviluppo.

Esso si manifesta, per lo più, nelle donne (95%)  tra i quindici e i ventiquattro anni. Il disturbo può riguardare qualsiasi fascia di classe sociale, pur ricorrendo con maggiore frequenza tra famiglie benestanti.

Il fenomeno, però, si è stabilizzato negli anni 90 , mentre è in  fase di continua ascesa l’altro disturbo, la bulimia.

Il trattamento di questi disturbi necessita di un’attenta analisi della situazione, nel saper trovare gli antidoti adeguati e saper instaurare un buon rapporto emotivo con la persona in cura.

anoressia - images-21Ricordo, in maniera particolare, una ragazza normopeso, che s’era fidanzata con un ragazzo problematico. Dopo due anni di sofferenze, si erano lasciati e in coincidenza di ciò, la ragazza aveva iniziato ad attuare una dieta per dimagrire consigliatale da una dietista.

All’inizio s’era sentita galvanizzata dalla perdita di peso, ma dopo era rimasta prigioniera della stessa dieta, a tal punto da non poterne più fare a meno.
Ella aveva sviluppato una percezione distorta si se stessa da credere di aver bisogno di un corpo filiforme per valere ed  essere apprezzata dagli altri.
Il meccanismo perverso le fece perdere talmente peso , da non potersi più alzare dalla poltrona per mancanza di energia.
Prima di venire nel mio studio e guarire, era stata condotta  all’ospedale della sua città per una dieta forzata e aveva girato altri centri , sparsi per l’Italia, per le cure del caso.

La mia fortuna è stata  che la paziente s’era presa una tale paura di morire che manifestò subito un comportamento di collaborazione che fece risolvere positivamente la terapia.

E’ molto importante, infatti, suscitare una motivazione alla guarigione, attuando un clima di rispetto, comprensione della paura e avere delle strategie efficaci mirate alla risoluzione del problema. Le anoressiche, infatti, sono molto tenaci, vivono con terrore il pur minimo aumento di peso,  e diffidano degli altri. Per questi motivi la percentuale di guarigione si attesta sul 40% – 50% nelle migliori terapie.

Le anoressiche sono consapevoli dei rischi a cui incorrono e sono estremamente ferrate nella conoscenza di diete, calorie, fabbisogno giornaliero di cibo, rischi ( amenorrea, ipotermia, bradicardia, problemi gastrointestinali, perdita dell’interesse sessuale, diminuzione della capacità di concentrazione, instabilità emotiva, isolamento sociale).
Ma il terrore d’ingrassare è talmente invadente, da far loro sottovalutare i sintomi sopra descritti. Ciò ci fa capire come , per sconfiggere la patologia, non servono solo le informazioni sui danni arrecati dalla perdita di peso, ma capire e aiutare le ragazze ad affrontare e risolvere i loro problemi.

La letteratura mondiale parla di:

Anoressia di tipo restrittivo = restringono costantemente la loro alimentazione senza mai perdere il controllo.

Anoressia di tipo purgativo = periodicamente hanno abbuffate compulsive; usano più spesso lassativi e vomito autoindotto per controllare il proprio peso corporeo. Una minoranza di ragazze anoressiche si auto induce il vomito o abusa di lassativi senza avere episodi di abbuffate-compulsive.
Dalle ricerche empiriche sperimentali si sono evidenziate altre sottospecie di anoressiche :

Anoressia sacrificante = La ragazza mostra la sintomatologia in concomitanza a una particolare situazione familiare problematica. Attraverso il disturbo, la ragazza ““tiene insieme” la famiglia, o scopre di poter essere ’notata’ solo attraverso il sintomo.
Ella si disistima e non pensa di essere apprezzata dagli altri per delle specifiche peculiarità. Scopre , con l’astensione, di essere oggetto di discussione da parte delle persone, di riuscire dove altri non riescono e si aggrappa a tale sintomatologia come modalità di forza ed espressione di ribellione nei riguardi dei genitori opprimenti e petulanti.
Utilizza il sintomo per “salvare” anche qualcuno(fratello che va male a scuola o che si droga) attirando l’attenzione su di sé, o per evitare che si avveri qualche situazione familiare temuta (divorzio, separazione, tradimenti).

Anoressia astinente =  La paziente presenta una sensibilità estrema, una difficoltà a controllare le proprie emozioni e una reale e progressiva anestesia percettivo-emotiva. Il corpo emaciato serve come un’armatura medievale che la protegge dalle sue emozioni e dalle sue paure nei riguardi delle relazioni interpersonali.

anoressia - images-31Ci sono diversi fattori che fanno persistere il problema e diversi momenti topici.

Dall’euforia del digiuno della prima fase , si passa all’ossessione per il cibo che pervade tutti i pensieri dell’anoressica della seconda fase.
Subentra la paura di perdere il controllo del proprio mangiare che induce a limitarsi sempre più nell’assunzione del cibo. Così si ripete il circolo vizioso in maniera continua.
Praticamente la tentata soluzione, messa in atto per non affrontare la propria paura, fa aggravare sempre più la propria patologia.

C’è un altro fattore che fa persistere il problema ed è la sistematica e costante interazione aggressiva da parte dei familiari che rimproverano e accusano la malcapitata, con la ferma intenzione di porre fine alla misera percezione di una figlia scheletrica.
Tale modalità educativa, ottiene l’effetto opposto alle buone intenzioni, in quanto l’anoressica s’impunta di più, s’incaponisce e ottiene di essere al centro dei pensieri e delle attenzioni dei propri cari.

L’anoressica più che essere criticata, invogliata a mangiare, necessita di essere capita nel proprio terrore e gradatamente condotta a delle esperienze emotive-correttive con il cibo che le possano fare affrontare e superare il problema.
I genitori devono evitare di instaurare con l’anoressica un braccio di ferro nel mangiare, o “cedere” la cucina alle loro manie.
E’ consigliabile condurre la figlia presso un buon terapeuta o che si chieda consigli per evitare di esacerbare il problema. Anche se difficile, oggi esistono buone strategie vincenti nei confronti del disturbo.
E’ preferibile, però, che ci si pensi in tempo , prima che le anoressiche si cronicizzino nel problema e rischino la salute.

Un mio caro amico aveva una sorella adolescente un po’ rotondetta. Questa non faceva altro che adottare diete su diete e si sottoponeva ad assumere dei diuretici per dimagrire e non mettere peso. Nonostante fosse sconsigliata dal mio amico, lei continuava a praticare simili espedienti di self help, senza alcuna prescrizione medica e senza curarsi della quantità dei diuretici.
Un giorno, per sua sfortuna e nostro dolore, subì un collasso e vi rimase secca. Aveva solamente sedici anni ed era una ragazza piena di vita e di allegria. Non ha saputo vincere la paura di poter ingrassare e sottoporsi a delle cure armoniche e adeguate per rimanere nella sua forma più splendida!

Dr. Stefano Di Carlo psicologo-psicoterapeuta riceve a Bolzano, Trento e Verona www.dicarlostefano.it; cell: 3356137977