Ipocondria: la paura delle malattie
L’ipocondria è la paura persistente relativa alla possibilità di avere una malattia grave, persistente e progressiva. La preoccupazione è associata a interpretazioni catastrofiche di sensazioni corporee o sintomi e produce comportamenti eccessivi e ripetitivi di attenzione per la propria salute, nonostante valutazioni mediche rassicuranti.
Si stima che l’incidenza dell’ipocondria nella popolazione vari tra il 4% e il 9%. Tale disturbo si manifesta sia negli uomini che nelle donne ed insorge verso i vent’anni raggiungendo il culmine nella mezza età.
Il disturbo ha trovato terreno fertile nella società contemporanea con l’attenzione maniacale che essa pone alla salute, spinta anche dalla sanità pubblica che invita la popolazione alla prevenzione delle malattie, ai controlli sanitari periodici, alle varie campagne dissuasive verso quei comportamenti nocivi alla salute. Ipocondria: modalità comportamentale
Le persone più sensibili e impressionabili tendono ad essere vigili e attenti a ogni forma di variazione fisiologica o comparsa di elementi estranei che suscitano un ingiustificato allarmismo sulla salute. Gli ipocondriaci non fanno altro che rivolgere la propria attenzione ansiosa sui piccoli indizi o percezioni fisiologiche nella vana ipotesi di scoprire qualche malattia o disturbo che possa condurli alla sofferenza o alla morte.
Altri si attardano a rileggere i foglietti illustrativi dei farmaci, rimanendone impressionati e sentendosi addosso tutti gli effetti collaterali dei farmaci assunti; altri ancora sono vittime dell’ultima patologia pubblicizzata dai rotocalchi. Dulcis in fundo, la possibilità di reperire informazioni in internet ha amplificato di molto il disturbo. L’enorme massa di informazioni reperibili sui siti web, invece di rassicurare simili pazienti, ha alimentato di gran lunga le confusioni e le preoccupazioni dei soggetti più influenzabili, tanto che negli Stati Uniti è stato coniato il termine di “cybercondria”.
Ipocondria: i sintomi le preoccupazioni possono riguardare:
- le funzioni corporee (battito cardiaco, la traspirazione, o la peristalsi);
- le alterazioni fisiche di lieve entità (piccole ferite, occasionali raffreddori);
- le sensazioni ambigue (cuore affaticato, vene doloranti, bruciori intestinali, dolori muscolari).
- Il focus dell’ipocondriaco è rivolto al suo corpo, alle sue eventuali malattie o possibili indizi di esse. Mentre la persona che soffre di attacchi di panico ha il terrore che esso possa avvenire al presente, l’ipocondriaco, invece, nutre il timore che quella sensazione possa preannunciargli una sofferenza futura. Egli, pertanto, è preoccupato per quello che gli potrà succedere in futuro, se non riuscirà a diagnosticare e a curare la sintomatologia.
Gli ipocondriaci ritengono di non ricevere analisi e cure appropriate e migrano da un professionista all’altro nella speranza di trovare colui che gli indicherà la malattia che non hanno! Se poi un medico si azzardasse a invitarli ad andare da uno psicologo, la proposta suonerebbe alla loro sensibilità come un’offesa imperdonabile. Essi non si reputano malati immaginari, né soggetti tendenti ad essere al centro dell’attenzione altrui. Essi soffrono davvero, pur avendo tutti gli organi perfettamente funzionali e in ordine!
Alcuni di essi arrivano, anche, a prescriversi autonomamente dei farmaci o a “simulare” magistralmente dei sintomi a tal punto da farsi praticare interventi chirurgici. La beffa avviene quando rischiano di subire danni da analisi invasive, terapie e interventi non necessari; oppure quando hanno delle malattie non prese sul serio, a causa delle precedenti lamentele ossessive che hanno stancato sia i parenti, sia i medici. Al danno anche la beffa!
Gli ipocondriaci cercano nel loro corpo la malattia che temono di trovare; ma nella ricerca non si accontentano di quello che trovano, sono sempre insoddisfatti e dubbiosi, a tal punto da condannarsi a stare nella galassia delle persone perennemente ansiose di ipotetiche malattie. Essi sono più interessati alle diagnosi che al sollievo dei sintomi!
Ipocondria: nella letteratura
La schiera degli ipocondriaci nel campo intellettuale è folta, tanto che essi hanno messo il disturbo al centro delle loro opere. Carlo Goldoni con la “Finta Malata”; Molière con il “Malato Immaginario”. Charles Darwin è stato afflitto da una malattia misteriosa e immaginaria per molto tempo della sua vita, lamentando intorpidimento delle dita, insonnia, problemi digestivi. Il compositore Igor Stravinsky prendeva di continuo medicine che si auto prescriveva; nel 1934 quando suo figlio fu operato di appendicite, se la fece rimuovere anche lui per “precauzione”. Marcel Proust scrive:” Per un’affezione che i medici guariscono con dei medicamenti, ne procurano dieci in soggetti sani, inoculando quell’agente patogeno, mille volte più virulento di tutti gli altri microbi, che è l’idea di essere malato”(Alla ricerca del tempo perduto).
Ipocondria: la cura
Le tentate soluzioni inefficaci dell’ipocondriaco sono:
- analisi ossessiva delle proprie sensazioni
- percezione catastrofica di esse
- ricerca continua di analisi e diagnosi
- sfogo relazionale parlando in continuazione di esse
- sfiducia nei risultati ottenuti dalle analisi e attivazione di ricerca on line di ipotetiche malattie
Come guarire dall’ipocondria?
La terapia efficace:
Il lettore deve sapere che si può guarire da questo disturbo d’ansia che ha come focus il proprio corpo e le ipotetiche malattie che possono insorgere. Sia la terapia cognitiva-comportamentale, sia la terapia Strategica, seppur con differenti modalità di approccio e tempi di risoluzione, promettono guarigione e benessere. Personalmente ho guarito tante persone che ne soffrivano e mi permetto di garantirne l’efficacia. Evito di addentrarmi nelle tecniche e di esporne le modalità per il contesto riduttivo dell’articolo. Coloro che volessero degli approfondimenti, potrebbero averli nel mio libro “I labirinti della paura”, dove in lungo e in largo parlo di strategie vincenti risolutive e dialogo performativo della terapia. In breve sintesi le strategie terapeutiche efficaci si basano sul contro-bilanciamento delle modalità inefficaci del paziente e si mettono in atto le nuove percezioni/reazioni/comportamenti di risoluzione del problema.
Dr. Stefano Di Carlo psicologo-psicoterapeuta riceve a Bolzano, Trento e Verona www.dicarlostefano.it; cell: 3356137977