Depressione esistenziale “Ognuno è tanto infelice quanto crede di esserlo” (Seneca)
Nessuno è nato depresso; nessuno è condannato a vivere da depresso; nessuno deve morire a causa della depressione!
Queste certezze hanno dato le ali a tutti quei professionisti ed operatori sociali, impegnati nell’ambito della salute psichica, per elaborare nuove modalità curative e per sensibilizzare l’opinione pubblica nei riguardi di una sofferenza che in termini prospettici diverrà la seconda patologia dell’umanità.
Si può guarire da una siffatta sofferenza, in quanto esistono delle psicoterapie che riescono ad aggredire e sconfiggere il “mal di vivere”e lo possono attuare anche in tempi brevi, nonostante l’incredulità di qualche “presunto esperto”.
La percentuale di guarigione si eleva anche all’80% quando tali terapie vengono abbinate all’assunzione di specifici e mirati psicofarmaci.
La reazione depressiva
La reazione depressiva è la faccia triste del mondo e funge da contro altare a tutto ciò che avvolge e inebria di gioia la vita di ogni uomo. L’esistenza, però, non si presenta come una linea retta, dall’andamento sempre uguale e persistente, ma con leggeri e ondulati cambiamenti umorali che vengono manifestati in corrispondenza di accadimenti ed eventi che riguardano la nostra percezione/reazione tra sé e sé, tra sé e gli altri, tra sé e il mondo.
La differenza tra una persona che diventa depressa e un’altra che non lo diventa, non consiste tanto nell’essere stato “fortunato” o “sfigato” nei confronti degli eventi della vita, ma nell’aver saputo interagire armonicamente con essi.
La vita, infatti, è costellata da accadimenti più o meno positivi che si intersecano con la nostra esistenza; essi ci accompagneranno lungo il nostro cammino, a dispetto di qualsiasi scelta compiremo.
Se rimani solo, dovrai affrontare la solitudine; se ti sposerai, dovrai armonizzare le tue relazioni con il partner; se non avrai figli, dovrai superare il senso di limitazione procreativa; se li avrai, dovrai sobbarcarti il senso della genitorialità; se accuserai delle malattie, dovrai saper convivere con esse; se avrai una salute di ferro, la dovrai custodire con una vita tesa al benessere olistico.
Qualsiasi scelta farai o stile di vita intraprenderai, dovrai acquisire competenze e capacità consone alle svariate ineludibili difficoltà della vita.
Durante l’esistenza, pertanto, si possono sperimentare degli “avvallamenti” umorali, ma subito dopo ritornare al livello precedente. Il rischio, però, è dietro l’angolo perché uno potrebbe collocarsi su un piano inferiore alle proprie capacità e condurre una vita al di sotto delle sue potenzialità, scambiandole come normali e consone al proprio stato esistenziale.
Sarebbe come una macchina che in cambio di sfruttare tutti i cavalli del proprio motore, ne utilizzasse solamente una minima parte. L’altro rischio consiste nel fatto che in uno di questi avvallamenti umorali, la persona tenti il suicidio come forma unica ed estrema di risoluzione delle proprie difficoltà. Per tale motivo esiste una campagna di informazione sulla depressione per debellare tale infausta tendenza.
La depressione si presenta come la sofferenza più diffusa tra la popolazione, in quanto quasi tutti accuseranno nella vita, almeno una volta, un momento di depressione.
Potenzialmente è la sofferenza più letale in quanto può indurre al suicidio come forma estrema di risoluzione temporanea di un problema.
E’ la più debilitante sia a livello emotivo che affettivo e professionale. Le persone sofferenti, infatti, si sentono devitalizzati a vari livelli e nelle loro più intime capacità psico-socio-lavorative.
Costi emotivi
I costi emotivi sono quelli più evidenti e tangibili, perché il depresso si tormenta con i propri pensieri disfunzionali e si martirizza con le proprie emozioni distruttive.
Di pari passo procedono i costi fisici con le svariate malattie e continue visite agli ambulatori dei medici di base, nella speranza di trovare il farmaco della felicità!
Costi sociali
I costi sociali sono altrettanto pesanti in considerazione della tendenza all’isolamento del depresso, del coinvolgimento dell’intera famiglia in tali comportamenti asociali, della scarsa assunzione del proprio ruolo genitoriale, della perdita degli affetti per inedia e pesantezza nei rapporti interpersonali.
Non ultimo i costi economici, non soltanto per le spese da affrontare, ma per le assenze dal lavoro, per la mancata produttività e il minor guadagno per la famiglia. Da tutto ciò emerge quanto sia costosa la depressione, sia per la persona, sia per la famiglia, sia per l’intera società.
Sviluppo della depressione
La depressione può svilupparsi lentamente e progressivamente.
Compare l’insonnia, ci si sente affaticato, con poca energia e non si riesce a svolgere le proprie attività o a prendere delle decisioni che in altri periodi si assumevano.
C’è un persistente stato di mancanza di gioia in quello che si fa (anedonia) e una mancanza di stima in se stesso, negli altri e nel mondo circostante. Si vede tutto nero in maniera pessimistica e ci si crede non idonei e capaci ad aiutarsi o di poterne ricevere dagli altri.
Il vissuto preponderante nei depressi è il senso di incapacità a saper affrontare ogni quotidiana difficoltà e tutto ciò li addolora, li affligge e li rende impotenti a liberarsi da questa cappa di piombo.
In queste condizioni il depresso tende ad isolarsi, a chiudersi in se stesso e a rimuginare pensieri negativi e disfunzionali. Uscire da questa solitudine e prigione mentale è la quintessenza della terapia efficace; essa dovrà poi attivarne le risorse e la speranza verso un altro stile di vita che sia più gratificante e consono alla sue potenzialità.
Come guarire
Si può guarire da questo male dell’anima non perché si assumeranno solamente le protesi chimiche, ma perché si libererà l’animo dai pesi esistenziali e ci si appoggerà a dei valori che, aldilà di tutto, ridaranno fiducia e coraggio ad affrontare la vita così come essa ci si presenterà.
I depressi sono persone che soffrono molto e con le loro lamentele rendono la vita familiare un tormento. Gli amici, in genere, credono che con gli incoraggiamenti o con le esortazioni li si possa aiutare.
Paradossalmente si ottiene l’effetto opposto, in quanto i depressi si lamenteranno di più per convincerli che stanno soffrendo. Diventa come un gioco senza fine.
Personalmente consiglio sempre di condurre la persona depressa presso un professionista che ne accerti la modalità ed inizi una cura che preveda una psicoterapia supportata da psicofarmaci, specie nelle depressioni di grave entità.
Serve poco consolare un depresso; anzi più lo si consola e più diventa triste perché non accetta la visione degli altri sulla vita e sul mondo.
Si deve evitare, pure, di colpevolizzarlo per il suo stato di sofferenza o fargli credere che dipende tutto e solo da lui poterne uscire.
Nelle depressioni gravi, infatti, non serve solo la buona volontà ma trovare un bravo professionista che con strategie mirate riesca a dipanare il problema esistenziale che sta vivendo la persona.
In questi casi i supporti degli psicofarmaci antidepressivi risultano di grande utilità, in quanto alleviano la sofferenza e permettono al paziente di trovare più energia per farsi aiutare a livello di risoluzione psicologica.
Nel mondo ci sono milioni di depressi o perché non vengono diagnosticati in tempo, o perché non si fanno curare, o perché ricevono delle cure inappropriate, o perché si scoraggiano al primo effetto negativo collaterale dello psicofarmaco. E’ di fondamentale importanza, in quest’ultimo caso, che il paziente abbia fiducia sia nella competenza dello psichiatra che gli ha somministrato gli psicofarmaci sia nello psicoterapeuta che lo sta curando; in caso contrario è meglio cambiare professionista, specie se non si nota alcun miglioramento.
Aneddoto depressivo
La signora Maria era stata accompagnata presso il mio studio dalle figlie che, preoccupate per la sua continua perdita di peso, per la persistenza ad evitare qualsiasi relazione umana, per i suoi pensieri pessimistici e di suicidio, cercavano disperatamente di porre fine alla depressione della madre. Essa era piombata in questo penoso stato, dopo la morte del proprio coniuge. Lentamente ma inesorabilmente, s’era chiusa in sé stessa rifiutandosi di continuare a vivere. A nulla erano servite le esortazioni e gli incitamenti delle amiche, né le varie medicine. La signora Maria era entrata in un’escalation di pensieri, sensazioni, comportamenti che le dipingevano di nero il presente e il futuro.
Il disturbo dell’umore depressivo riguarda, purtroppo, dal 6% al 17% della popolazione in generale. Le donne hanno una probabilità da due a tre volte superiore rispetto agli uomini di essere colpite dalla depressione maggiore, distimia, disturbo affettivo stagionale. La fascia d’età d’insorgenza si colloca, per lo più, tra i venticinque e i quarantaquattro anni. Si calcola, inoltre, che circa il 15% degli adulti al di sopra dei sessantacinque anni e il 25% delle persone ricoverate in istituti di assistenza per malati cronici, presenti sintomi di depressione maggiore.
Sintomi della depressione
- Pessimismo : il paziente ha una visione pessimistica di sé, del mondo, del futuro. Vive una profonda disistima, svalutazione, inadeguatezza di sé con molteplici sensi di colpa per comportamenti riguardanti il passato. Accusa, inoltre, uno sbiadimento di idee e valori e non nutre più alcuna speranza verso la guarigione.
- Anedonia : Si avverte, nella sofferenza, una perdita di interessi. Non si coltivano più progetti, non si realizzano dei compiti, non si promuovono obiettivi o programmi vitali che portano a considerare la vita una eccitante sfida da vivere giornalmente.
- Rallentamento: A lungo andare, avviene la perdita dell’efficienza fisica. Si avvertono indecisioni e insicurezza nella quotidianità. Perdita d’energia, lentezza di pensiero e di parole con ridotta attività motoria. Questa sintomatologia attanaglia la persona , a tal punto da ridurla a un automa senza meta e senza speranza. La diagnosi di depressione si evince dal dialogo che avviene tra il paziente e il terapeuta. La sua valutazione si fonda su tre fattori fondamentali : comprensibilità, durata e intensità del disturbo. Non ogni calo d’umore porta alla depressione; ma una persistente tristezza ,cronicizzata nel tempo con vissuti di profondo dolore , può farci capire che ci troviamo di fronte a una persona depressa.
Depressione ed età cronologica
La depressione colpisce a tutte le età, manifestandosi con modalità differenti.
a) nei bambini : Nei primi anni il bambino si muove poco e non risponde alle sollecitazioni esterne. Più tardi comincia a deprezzarsi, ad avere sensi di colpa, a disinteressarsi di tutto. Ha difficoltà ad addormentarsi, vive prolungati periodi di malumori e tristezza.
b) nei giovani : Si manifesta una mancanza di entusiasmo, di esplorazione del mondo circostante, di paure a fare esperienze autonome, difficoltà nelle relazioni affettive e senso di inadeguatezza in tutto ciò che sperimentano.
c) negli adulti : C’è la tendenza ad isolarsi e a vedere tutto nero. Si avverte un calo della libido dell’appetito e un’incapacità di provare gioia per le buone notizie.
d) negli anziani : Spesso la depressione è mascherata da sintomi e disagi somatici tipici dell’età. Ma la variazione improvvisa di stile di vita, il parlare con pessimismo e la trascuratezza nel vestire ci potranno far capire di trovarci di fronte a un anziano depresso.
Le cause della depressione
Diversamente da quanto avveniva in passato, oggi si tende a considerare la depressione come un disturbo che non ha una sola causa, ma diverse componenti culturali, sociali, personali, biologiche. Essa si manifesta in situazioni stressanti o che viene messa allo scoperto da traumi. La sinergia di tutte queste componenti porta più facilmente alla manifestazione della depressione.
Se una persona vive in un ambiente ansiogeno, persiste a coltivare pensieri pessimistici, si evita ogni tipo di piacere della vita e di svago, si reputa impotente a risolvere vari problemi, ha un calo di serotonina e noradrenalina o soffre di anomalie alla tiroide, con molta probabilità accuserà una depressione maggiore in concomitanza di situazioni di stress o eventi dolorosi.
Il tutto potrebbe cambiare, qualora la stessa persona avesse più fiducia nelle proprie risorse e riuscisse a trovare uno spiraglio di speranza alla sua dolorosa situazione. Il lettore avrà senz’altro capito, che tali persone non sono di per se fragili, ma che sono entrati dentro un tunnel di sfiducia e pessimismo, a tal punto da credere che tutto sia irrimediabile.
Il lettore attento e duttile capirà molto bene che è fondamentale , per una persona depressa che voglia guarire e non voglia rimanere per tutta la vita a cibarsi di psicofarmaci, sottoporsi a una psicoterapia. Non è un disonore, ma un’azione che gli permetterà di liberarsi dalla sofferenza che ormai ha avvolto la sua vita e che non lo fa più respirare. Sono preferibili quelle psicoterapie che puntano direttamente al nocciolo del problema e che con strategie specifiche, aiutano il paziente a guarire in tempi rapidi. Se il paziente, invece, viene sottoposto a interminabili sedute con impegni pressanti, si scoraggerà facilmente e abbandonerà subito la stessa terapia. La vita merita la sua felicità, e risparmiare anni di sofferenza ne vale la pena!
Dr. Stefano Di Carlo psicologo-psicoterapeuta riceve a Bolzano,Trento e Verona www.dicarlostefano.it; cell: 3356137977