Ruminare: come rovinarsi la vita
Ruminare è uno stile di pensiero ripetitivo, negativo, focalizzato su di sé e sui propri disagi con caratteristiche astratte e analitiche.
La ruminazione è uno sforzo cognitivo di analisi delle possibili cause e conseguenze di un problema o disagio. Essa, sebbene condivida con la rimuginazione l’aspetto ripetitivo e ansioso, è focalizzata su eventi del passato o su stati emotivi del presente e non sul futuro.
Essa tende a cercare le cause del disagio principalmente nel proprio comportamento, personalità o storia singola. Il ruminante è come una mucca che, dopo aver ingoiato il cibo, se lo vomita in bocca e poi lo rimastica nella speranza di digerirlo meglio!
La ruminazione cerca di rispondere ricorsivamente alla domanda” perché?” (Perché è successo a me? perché mi comporto allo stesso modo? perché non riesco a cambiare?). Più ci si interroga su eventi del passato o disagi permanenti del presente e più ci si deprime perché non si trovano le soluzioni. Perciò il sottile messaggio della domanda: “perché?” consiste nel senso di incapacità o sfortuna che si crede di avere e ciò è una rovina per la nostra autostima e vita emotiva.
Ruminare: tipologia
in base all’oggetto cui si riferiscono abbiamo varie tipologie:
- Il primo riguarda gli eventi negativi della vita, come i fallimenti professionali, lutti, divorzi, conflitti relazionali. In questo caso la ruminazione blocca la mente sull’analisi dell’evento e sui contenuti negativi che evoca e ciò porta a un calo dell’umore e poi a uno stato depressivo.
- Il secondo tipo riguarda gli stessi sintomi depressivi. Così il senso di spossatezza, i pensieri negativi su di sé, la stessa tristezza diventano oggetto dell’analisi ruminativa. È una forma di attenzione rivolta in modo ripetitivo al fatto che si è depressi.
La ruminazione può dirigersi verso situazioni che suscitano depressione, rabbia o desideri non appagati e perciò può far scatenare senso di frustrazione, rabbia esplosiva o rincrescimenti e nostalgie.
Ruminare in maniera depressiva
Esso si caratterizza per:
– ripetitività: un dialogo interno verbale caratterizzato dalla ripetizione delle medesime espressioni e quesisti;
- valenza negativa: i contenuti sono sempre negativi;
- focalizzazione su di sé: le attenzioni sono rivolti a tutto ciò che concerne il proprio pensiero, corpo, sensazioni;
- cattura delle capacità mentali: la ruminazione è talmente faticosa da consumare parecchie energie cognitive che affaticano la persona;
- astrattezza: si affida a un ragionamento astratto, generico ed equivocabile.
Conseguenze del ruminare in maniera depressiva:
- prolunga l’umore depresso in quanto non produce energia positiva e voglia di cambiamento;
- stimola l’evitamento perché le persone si isolano per meditare sui loro problemi e non affrontano il dovuto;
- riduce la capacità di risolvere i problemi perché entrano in una grande confusione mentale che ne blocca l’iniziativa;
- conduce ad autosvalutazioni globali di sé stesso o delle relazioni con gli altri;
- riduce la motivazione al cambiamento a causa delle poche energie rimaste e del poco slancio a raggiungere gli obiettivi;
- danneggia le relazioni interpersonali in quanto la propria ruminazione comunicata agli altri ottiene l’effetto che le persone si stancano e che si allontanano come forma di autodifesa;
- riduce le prestazioni cognitive determinando un rallentamento dei tempi di lavoro od ostacolando prestazioni cognitive in parallelo al focus della ruminazione.
False credenze sul ruminare in maniera depressiva:
- credere che non si possono controllare e perciò ci si lascia andare alla continua ruminazione;
- aiuta a pensare e a capire le cose, ma in realtà la mente diventa come un motore che gira a vuoto senza far muovere nulla;
- aiuta a trovare le soluzioni, ma in realtà si rimane dentro la complessità delle problematiche e dentro la confusione cognitiva per eccesso di ipotesi risolutive che non fanno agire;
- la ruminazione permette di definirsi individui profondi, seri e intelligenti;
- come una strategia essenziale per poter compiere il proprio dovere soppesando le cose per fare bene il proprio dovere;
- aiuta ad organizzarsi e tenersi al sicuro di ipotetici errori e sviste.
La ruminazione rabbiosa
La ruminazione rabbiosa, invece, è associata a emozioni di rabbia, aggressività e ira. Possiamo essere preoccupati per quello che gli altri dicono o pensano di noi, ma anche infastiditi, irritati e arrabbiati. Le situazioni che inducono sentimenti di rabbia hanno a che fare con la percezione soggettiva di aver subito un’ingiustizia, un’offesa, una provocazione sociale, con danni effettivi fisici o psicologici.
La ruminazione rabbiosa è composta da rievocazione di esperienze passate o presenti con coinvolgimento emotivo, tendenza a elaborare analiticamente l’evento accaduto e infine può essere legata all’elaborazione di ipotetici scenari di risoluzione o vendetta.
La persona, pertanto, rievoca l’accaduto con un incremento emotivo, ne analizza il perché sia successo e le modalità e le sequenze dello stesso, per poi dedurre delle conclusioni o escogitare delle vendette.
In questo modo l’individuo è continuamente immerso in un tunnel di rabbia e ruminazione che lo porta ad avvilirsi l’esistenza e a trascorrere gran parte della giornata a pensare ad eventi o persone che non meriterebbero alcuna nostra attenzione.
Caratteristiche della ruminazione rabbiosa
- Il contenuto di essa può essere focalizzato verso l’esterno, come danno od offesa ricevuti dagli altri. In questo caso il ruminatore attribuisce la responsabilità agli altri, elabora e dà le colpe agli altri e sviluppa pensieri di vendetta e ritorsioni. In alternativa lo stile di pensiero può essere focalizzato sulle proprie responsabilità, colpe; e ciò lo attua in maniera analitica e critica. Tale modalità porta l’individuo a coltivare sentimenti di rabbia repressa e a disforia.
- La modalità di manifestazione della ruminazione è quella dell’elaborazione analitica e astratta. Essa si focalizza sulle cause, i significati, le motivazioni e le intenzioni che hanno provocato l’episodio.
- La prospettiva mentale del ruminatore è proiettata in una forma di immersione totale nell’evento con scenari immaginativi che portano l’individuo a rivivere continuamente gli aspetti emotivi dell’evento. Essi sono sempre dentro il film della loro vendetta o dello scenario alternativo su come avrebbero potuto reagire a quell’evento.
Conseguenze della ruminazione rabbiosa
- Intensifica e prolunga sentimenti rabbia
- Impatto negativo sulle risposte cardiovascolari
- Consumo di risorse cognitive e danno alle capacità di autocontrollo
- Aumento dei comportamenti aggressivi nei riguardi degli altri
- Danno alle relazioni interpersonali e al funzionamento psicosociale
Ruminare: come uscire dal tunnel
Immagina di avere in testa un criceto che gira vorticosamente la ruota dei ricordi del passato o che rimescoli continuamente i fatti e le emozioni del presente. Così facendo noterai, in un battibaleno, una ramificazione e fluorescenza di mille combinazioni dei fatti realmente accaduti.
I film che scorrono nella testa sono solo reinterpretazioni di alcuni eventi del passato, non sono in alcun modo la realtà. La realtà l’hai già vissuta; quello che continui a fare di quella realtà non è mai accaduto.
I fotogrammi, le scene, i dialoghi della tua mente è una pura intrusione e invenzione filmica che è meglio debellare con tutte le forze. In questo modo riuscirai a ridiventare sereno.
Sembra ridicolo, ma noi viviamo di memoria e facilmente continuiamo a proiettare storie vecchie nella speranza che a forza di riguardarle, scompaiono. In effetti succede il contrario, a forza di rivederle si influenzano negativamente e si radicano sempre di più in uno stile esistenziale ossessivo.
Il pensiero intrusivo/ripetitivo lavora no stop 24 ore e devitalizza la persona rendendola ridicola e confusa.
” Perché mi ha detto quelle cose? se mi volesse bene farebbe…; i miei professori mi bistrattavano e preferivano i figli dei ricchi a me che…; i compagni di scuola non mi facevano giocare al pallone perché non ero bravo… Chi più ne ha più ne mette!
La cosa buffa è che ad ogni giro di pensiero, ad ogni reiscrizione degli aneddoti del passato, non sarai mai soddisfatto e ti ritroverai a riempire le giornate di ruminazioni vuote e inconcludenti.
Se poi le comunicherai ad amici e partner, rischierai l’allontanamento fastidioso. Quando ti lamenti del passato, forse dovresti capire che ti stai lamentando della descrizione e interpretazione della realtà che hai vissuto e che a forza di ripetertela in un certo modo ti ha creato l’identità che tu dici di possedere.
Venirne fuori si può; con la consapevolezza e con strategie che ne blocchino il continuo domandarsi e rispondere vuoto. Si può bloccare sul nascere ogni tipo di domanda pseudoconoscitiva che innesca una risposta pseudo comprensiva che, a sua volta, elicita un altro dubbio che attende un’altra risposta che calmi l’ansia. Per far questo è utile farsi aiutare da uno psicoterapeuta che porti a cortocircuitare la mente distorta e generatrice di sofferenza, qualora non ci si riesca da soli. Oggi esistono strategie e metodiche innovative che utilizzano le nuove scoperte psico-neurologiche in alternative all’assunzione degli psicofarmaci o in combinazioni con essi. Coraggio, non dare più da mangiare al tuo criceto mentale e vivi in maniera leggera la tua vita attuale.